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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

La Russia nazionalizza Ariston e Bosch: l'iniziale risposta di Mosca alle sanzioni occidentali e al furto dei depositi russi

La scelta del governo russo di nazionalizzare le sussidiarie locali di Ariston e Bosch è solo l’ultima di una serie di mosse promosse dall’esecutivo di Vladimir Putin per consolidare la risposta di Mosca all’assedio economico dell’Occidente portato avanti dopo l’invasione dell’Ucraina del 2022. E sostanziatosi in un’ampia serie di misure sanzionatorie e di riduzione dei canali di commercio tra Russia e mondo euroatlantico. A cui la Russia ha risposto con la sua versione di guerra economica applicando anche a Bosch, azienda tedesca produttrice di componentistica auto e utensili elettrici, e Ariston, azienda italiana che produce macchinari per riscaldamento e elettrodomestici, il decreto sulla reazione alle sanzioni che consente di portare, formalmente in maniera provvisoria, sotto l’ala dell’economia statale la gestione (ma non de iure la proprietà) di sussidiarie estere di gruppi legati a Stati rivali che sanzionano Mosca.

L’assalto ai “Paesi ostili”

La Russia giustifica decreti di questo tipo, lo avevamo scritto, “richiamando al tema del sequestro degli asset appartenenti a cittadini e imprese russe, alla Banca centrale del Paese e ai funzionari del Cremlino e del governo nei Paesi occidentali e alla libertà d’azione derivante dal decreto che identifica i “Paesi ostili” intenti a muovere atti di guerra economica contro la Russia.” Come rammentato su queste colonne, la lista include oltre cinquanta Stati: “Ne fanno parte, oltre all’Ucraina, tutti i Ventisette dell’Unione europea, ivi compresa una nazione amica come l’Ungheria, gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito, ma anche tutti i membri della Nato non appartenenti all’Ue, eccezion fatta per la Turchia: Albania, Norvegia, Islanda, Montenegro e Macedonia del Nord. A cui si aggiungono Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda per il loro sostegno a Kiev e tutti quei Paesi attivi nel mondo finanziario che hanno aderito alle sanzioni economiche: Bahamas, San Marino, Liechtenstein, Principato di Monaco, Singapore e, soprattutto, Svizzera. Completano la lista Micronesia e Taiwan per la vicinanza a Washington”.


Ariston e Bosch, non un caso isolato

Non è la prima volta che Putin ordina misure di questo tipo. L’azienda marchigiana di Fabriano e il gruppo tedesco seguono diversi altre compagnie alle cui sussidiarie russe era già stato imposto il passaggio sotto gruppi nazionali: la francese Danone e la danese Carlsberg sono stati esempi noti nel contesto del settore degli alimenti e delle bevande; la transalpina Renault ha alienato le sue fabbriche d’auto; esattamente un anno fa, nella notte tra il 26 e il 27 aprile 2023, Putin aveva aperto alla nazionalizzazione delle filiali russe di Uniper, importante attore di import-export del gas tedesco, e del gruppo energetico finlandese Fortum. In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto immediati chiarimenti all’ambasciata russa, dichiarandosi pronto a tutelare le aziende italiane presenti nel Paese.

Ariston e Bosch, in Russia, saranno poste sotto la gestione di Gazprom Household Systems. L’obiettivo della manovra di Putin è complesso e articolato su più piani. In primo luogo, una manovra chiara sembra quella di “canalizzare” le politiche di disinvestimento occidentale in quei settori che appaiono più governabili dalle attuali competenze tecniche russe. In secondo luogo, Putin vuole ricompensare il conglomerato di asset russi all’estero garantendo alla nomenklatura di oligarchi un qualche tipo di ricompensa per gli asset congelati all’estero; infine, la manovra è un deterrente contro l’alienazione di questi stessi asset da parte di Unione Europea e Stati Uniti.

nel Sistema élitario comincia a serpeggiare una strana paura ... gli studenti che, negli USA, manifestano a favore dei palestinesi

Dilaga la protesta pro-Palestina nei campus Usa

E nel Sistema comincia una strana paura

È un argomento usato da noi anti-sistema , che le élite del sistema usano la paura (paura Covid, “paura dell’Altro”, paura della guerra, “paura di Putin” per rportare ordine nelle file delle gioiose masse democratiche e liberali. Non è quindi senza un certo discreto godimento constatare che la paura regna anche nelle fila delle suddette élite, vale a dire tra di loro.

La crisi israelo-palestinese è senza dubbio la più forte, la più potente, la più viscosa e la più devastante .. ​​Dio! Stiamo vedendo la rivolta di massa l’opposizione tra la sacrosanta gioventù studentesca e accademica, i figli di papà iscritti nelle università da 70mila dollari di retta, i generatori dell’ideologia woke che forma il futuro del Sistema, e la super-sacrosanta Virtù della razza umana che è Israele?

Lo rivela la frase di Netanyahu descrive gli studenti che, negli USA, manifestano a favore dei palestinesi come “nazisti degli anni ’30” :

«Ciò ricorda ciò che accadde nelle università tedesche negli anni ’30. Questo è inaccettabile. Dobbiamo porre fine a tutto ciò. Deve essere condannato e condannato inequivocabilmente»

Inoltre, come si nota nel titolo di un testo che citeremo,

“Le élite hanno paura di parlare della Palestina”, come osserva Vijay Prashad…

“Andrew Gilmour, ex segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato alla BBC Newsnight che i palestinesi stanno subendo “punizioni collettive” e che quello a cui stiamo assistendo a Gaza è “probabilmente il più alto tasso di morte commesso da un esercito dai tempi del genocidio ruandese dei 1994”.

» Nel frattempo, in Cisgiordania, Human Rights Watch mostra che l’esercito israeliano ha partecipato all’espulsione di palestinesi da 20 comunità e ha sradicato almeno sette villaggi dall’ottobre 2023. Questi sono fatti provati.

» Eppure, secondo un memorandum trapelato, questi fatti non possono essere menzionati nel “giornale ufficiale” degli Stati Uniti, il New York Times. Ai giornalisti del giornale è stato chiesto di evitare i termini “genocidio”, “pulizia etnica” e “territori occupati”. Negli ultimi sei mesi, i giornali e i programmi televisivi negli Stati Uniti hanno parlato passivamente della violenza genocida: le bombe cadevano, la gente moriva. »

Le nostre élite sono straordinarie, senza esempio, senza precedenti, con una stupidità che finisce per darti una sorta di vertigine, quasi l’ebbrezza degli abissi senza fondo

“All’Università della California del Sud (USC), Asna Tabassum, un’americana di origini dell’Asia meridionale, avrebbe dovuto tenere un discorso nel campus davanti a 65.000 persone come valedictorian della classe del 2024. Coinvolta nel dibattito sulla guerra israeliana contro i palestinesi, Tabassum è stato preso di mira da attivisti filo-israeliani che affermavano di sentirsi minacciati.

» Sulla base di questo senso di minaccia, di cui l’università ha rifiutato di rivelare la fonte, l’USC ha deciso di annullare il suo discorso.

» In una risposta attentamente ponderata, la signora Tabassum, laureata in ingegneria biomedica e storia (con una specializzazione in resistenza al genocidio), ha invitato i suoi compagni di classe a “pensare fuori dagli schemi, a lavorare per un mondo in cui le richieste di uguaglianza e dignità umana non vengono manipolati per diventare espressioni di odio. Vi sfido a rispondere al malessere ideologico con il dialogo e la conoscenza, non con il bigottismo e la censura”.

» Asna Tabassum ha 21 anni. Il rettore della USC che ha cancellato il suo discorso, Andrew Guzman, ha 56 anni. Le ragioni che ha addotto per zittirla non hanno la maturità dell’appello al dialogo di Asna.

» Gli studenti di tutti gli Stati Uniti stanno cercando di aumentare la consapevolezza su ciò che sta accadendo a Gaza e stanno cercando di convincere i loro campus a disinvestire dalle società che investono in Israele e nei territori palestinesi occupati.

» Le proteste iniziali sono state tollerate, ma poi sono intervenuti i politici americani, organizzando dibattiti al Congresso e commentando affrettatamente il presunto finanziamento di questi studenti da parte di cinesi e russi [sic]. Gli amministratori universitari, temendo per i loro donatori e sotto pressione politica, cedettero e iniziarono a censurare gli studenti da un capo all’altro del paese (Columbia University) all’altro (Pomona University).

» I presidenti delle università hanno fatto intervenire la polizia locale nei loro campus, autorizzandola ad arrestare gli studenti e escludendo gli studenti dalle loro istituzioni. Ma i sindacati studenteschi di tutto il paese – da Rutgers a Davis – hanno votato per costringere le loro amministrazioni a disinvestire da Israele.

Brutale repressione della polizia nelle università americane contro gli studenti che protestano a favore dei palestinesi, cnetinaia di arresti

 Dilaga la protesta pro-Palestina nei campus Usa

Fucili e taser contro gli studenti: la brutale repressione nelle università americane

26 Aprile 2024

https://www.lindipendente.online/2024/04/26/fucili-e-taser-contro-gli-studenti-la-brutale-repressione-nelle-universita-americane/

 

Proseguono senza soluzione di continuità le proteste studentesche nelle Università americane contro il sostegno militare degli USA a Israele e la catastrofe umanitaria a Gaza, mentre si intensificano le tensioni e i veementi scontri tra la polizia e i manifestanti. L’ondata di cortei e sit-in, che sin dall’inizio ha trovato il suo epicentro nella Columbia University di New York – dove la scorsa settimana hanno avuto luogo arresti di massa –, si è velocemente espansa anche in altri centri, come l’Università Emory di Atlanta, dove le forze dell’ordine hanno usato taser e gas lacrimogeni contro gli studenti, e l’Università del Texas ad Austin, dove le manifestazioni sono state represse dalla polizia in tenuta antisommossa e a cavallo, per poi coinvolgere, tra le altre, anche gli atenei di Los Angeles, Boston, Harvard e New Haven. Nel complesso, solo nell’arco di una settimana sono stati effettuati circa 550 arresti nelle principali università degli Stati Uniti, i cui funzionari hanno, in molti casi, collaborato attivamente con la polizia per reprimere sul nascere le proteste.

All’Emory, dopo che i manifestanti hanno iniziato a organizzare nel campus di Atlanta un accampamento di tende per emulare le modalità del presidio utilizzate dai manifestanti della Columbia e di altre università, la polizia ha fermato 28 persone. I video degli scontri, che nelle ultime ore hanno fatto il giro del web, hanno mostrato le operazioni della polizia, che ha utilizzato pistole stordenti e spray al peperoncino e sparato pallini al pepe. Nella cornice delle proteste, le forze dell’ordine hanno arrestato anche alcuni professori. Tra questi, Noelle McAfee, presidente del Dipartimento di Filosofia presso la Emory, che ha ricevuto attestati di solidarietà da migliaia di colleghi negli USA e nel resto del mondo, e la docente di economia Caroline Fohlin, che dopo aver chiesto «cosa state facendo?» ai poliziotti che schiacciavano a terra studenti con le ginocchia sul collo, è stata a sua volta gettata terra e ammanettata. Nella giornata di ieri, oltre mille persone hanno manifestato in un evento pro-Palestina nel campus dell’Università del Texas ad Austin, dopo che, solo il giorno prima, su richiesta del Presidente dell’ateneo, uno schieramento senza precedenti di polizia militarizzata – con poliziotti a cavallo, truppe pesantemente armate e agenti dei dipartimenti di polizia di Austin e dell’Università del Texas – ha cercato di reprimere le proteste studentesche.

Un’ondata di arresti ha poi riguardato altre Università, come l’Emerson College di Boston e la University of Southern California, dove sono state complessivamente fermate quasi 200 persone. Le tende degli studenti montate nei campus sono state immediatamente rimosse dalle forze dell’ordine, così come accaduto all’Università di Princeton, nel New Jersey. Scenario simile alla Brown University di Providence (Rhode Island), dove circa 130 studenti sono stati identificati poiché avrebbero violato il codice di condotta scolastica che vieta gli accampamenti nel campus, e alla George Washington University dell’omonima città, dove i vertici dell’ateneo hanno chiesto alla polizia metropolitana di sloggiare un “accampamento di protesta non autorizzato”. Le università coinvolte nelle proteste crescono di giorno in giorno. Tra queste, ci sono anche il Massachusetts Institute of Technology, l’Università del Michigan, l’Università del New Mexico, l’Università della California, Berkeley, Princeton University e il campus delle Twin Cities dell’Università del Minnesota.

La miccia è stata accesa la scorsa settimana, quando gli studenti della Columbia University di New York hanno deciso di allestire tende da campo nell’università per protestare contro l’eccidio dei palestinesi e i finanziamenti dell’Amministrazione USA a Israele. Dopo la chiamata da parte della presidente della Columbia alla Polizia per sgomberare l’accampamento, le forze dell’ordine hanno arrestato più di cento studenti con l’accusa di violazione di domicilio, mentre decine di loro sono stati sospesi. Negli stessi giorni, hanno intrapreso azioni dimostrative – venendo colpiti da decine di arresti – gli studenti della New York University, a Manhattan, e della Yale University a New Haven, nel Connecticut. Qui gli studenti avevano bloccato il traffico intorno al campus, chiedendo che l’università venisse disinvestita dai produttori di armi. Nel frattempo, alla Columbia, i funzionari dell’università avevano dato ai manifestanti tempo fino alla mezzanotte di oggi per raggiungere un accordo con l’università sullo smantellamento di decine di tende. È notizia di stamane che l’ateneo americano ha rinviato l’ultimatum per l’eventuale sgombero del campus.

[di Stefano Baudino]

 

l portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: non esistono le condizioni per un negoziato, pertanto l'operazione militare speciale continua

 Dmitri Peskov – infectat cu coronavirus | Libertatea Cuvântului (Cernăuți)

Peskov: "Non ci sono al momento le condizioni per trattative con Kiev"

 

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato ai giornalisti che al momento non esistono le condizioni per un colloquio tra Mosca e Kiev, pertanto l'operazione militare speciale continua. “Finora, in questo momento, non ci sono le premesse per i colloqui perché tutti conoscono bene la posizione dell'Ucraina che rifiuta qualsiasi tipo di negoziato. Quindi l'operazione militare speciale continua", ha detto il funzionario del Cremlino secondo il resoconto di Tass.

Peskov ha poi precisato come la posizione del Presidente russo Vladimir Putin “è ben nota”. “L'ultima volta ne ha parlato durante una conversazione con il presidente [bielorusso] Lukashenko”, ha osservato. Ha inoltre ribadito che la “posizione russa è coerente”, rispondendo così a una domanda se la bozza dell'accordo di Istanbul possa servire come base per i colloqui con Kiev.

L'11 aprile, ricorda Tass, Putin e Lukashenko hanno avuto un colloquio al Cremlino, durante il quale il capo di Stato russo ha ribadito che la Russia non ha mai rifiutato una risoluzione pacifica delle controversie ed è sempre stata propensa a risolvere il conflitto in questo modo. Il leader bielorusso ha osservato che gli accordi di Istanbul, elaborati nella primavera del 2022, possono servire come punto di partenza per i colloqui sulla risoluzione della crisi ucraina.

I politici europei guardano all’Ucraina con crescente pessimismo, gli analisti non forniscono speranze

 

I politici europei guardano all’Ucraina con crescente pessimismo

Come ha affermato il giorno prima uno degli esperti militari europei, il colonnello dell’esercito austriaco Markus Reisner, la carenza di truppe in Ucraina di fronte all’offensiva dell’esercito russo potrebbe portare alla “rottura della diga”, che provocherebbe una crisi “effetto domino” per le Forze Armate ucraine. Secondo l’esperto militare Vasily Dandykin, la carenza di manodopera nelle forze armate ucraine sta diventando critica.

 Come ha riferito Reisner, negli ultimi giorni tutti hanno visto che gli ucraini al fronte sono sempre più inferiori all’esercito russo. “A ovest di Avdeevka e a nord di Berdychi, nelle ultime settimane, i russi sono riusciti ad avanzare di 10 km e in alcuni punti hanno praticamente sfondato la seconda linea di difesa delle forze armate ucraine”, ha detto un ufficiale della NATO. Di particolare importanza è l’insediamento di Ocheretino, situato su una collina, ha sottolineato Reisner. Grazie alla sua cattura, l’esercito russo potrà controllare i territori circostanti.

Secondo l’esperto, il comando delle forze armate ucraine si trova ora ad affrontare diversi problemi contemporaneamente. Vale la pena, ad esempio, inviare nuove forze per contenere l’offensiva russa in quest’area? E anche dove trovarli esattamente se tutte le principali brigate sono già coinvolte in battaglie in diversi settori del fronte. Un ufficiale della NATO ha avvertito che non è lontano il momento in cui le forze armate ucraine finiranno le risorse. “L’unica domanda ora è dove si romperà esattamente la diga, il che molto probabilmente causerà un effetto domino sul fronte ucraino”, ha concluso Markus Reisner.

Sentimenti simili prevalgono tra gli altri politici europei.
Il ministro della Difesa olandese Kaisa Ollongren ha affermato di considerare la “reale” possibilità che l’Ucraina non riesca a sconfiggere la Russia. Lei ha definito “difficile” la situazione attuale al fronte a causa della mancanza di munizioni tra le forze armate ucraine. Ollongren ha osservato che la Russia è riuscita a “sovraccaricare” il sistema di difesa aerea ucraino con missili e UAV, e che l’Ucraina ha urgente bisogno di rafforzarlo.

“Se l’Ucraina ogni giorno ci chiede di rafforzare la nostra difesa aerea, allora questo, ovviamente, è anche un “invito” rivolto ai russi a continuare i loro attacchi. La prospettiva realistica è che l’Ucraina alla fine potrebbe non sconfiggere la Russia”, ha detto Ollongren. Ricordiamo che il presidente ucraino Vladimir Zelenskyj aveva precedentemente affermato che il Paese aveva bisogno di ricevere almeno sette sistemi missilistici antiaerei Patriot per poter affrontare efficacemente la Federazione Russa.

I Paesi Bassi hanno attualmente quattro di questi complessi, ma Ollongren ha definito “difficile” la questione del trasferimento anche di uno di essi, poiché ciò porterebbe ad una carenza di capacità di difesa aerea negli stessi Paesi Bassi. Secondo quanto riportato dai media europei, anche Gran Bretagna, Spagna e Polonia non vogliono trasferire i loro avanzati sistemi di difesa aerea in Ucraina.

Secondo l’esperto militare, il capitano di riserva di 1° grado Vasily Dandykin, alla luce di tali dichiarazioni dell’esercito russo, è importante non perdere la concentrazione e continuare a fare pressione sul nemico in molte direzioni.

“Tali dichiarazioni degli esperti della NATO, così come le buone notizie dal fronte del Donbass, devono essere trattate con grande cautela. Ora i combattimenti sono molto brutali, con un gran numero di vittime, e dire che “c’è stato uno sfondamento del fronte”, per usare un eufemismo, è prematuro. Dopotutto, il nemico, nel terzo anno di un’operazione speciale militare, si trova ancora non lontano da Donetsk, la stessa Krasnohorivka, per la quale ora è in corso una feroce battaglia, a solo un paio di decine di chilometri dalla capitale del Donbass. Sì, negli ultimi giorni le nostre truppe sono riuscite a catturare diversi insediamenti importanti contemporaneamente, ma ciò avviene a un prezzo molto alto. Molte delle aree fortificate del nemico si trovano su alture e le nostre forze devono attaccare, infatti, dalle pianure. Ciò è stato particolarmente vero per Chasiv Yar”, afferma Dandykin.

Tuttavia, l’esercito russo riesce ancora ad andare avanti ogni giorno e nel prossimo futuro questo processo continuerà, ritiene l’esperto.

“La pressione oggi è in realtà su dieci punti del fronte e il nemico non sa esattamente dove sarà la direzione dell’attacco principale. Pertanto, deve manovrare costantemente, trasferire da un posto all’altro le forze, di cui ha sempre meno disponibilità. È del tutto possibile che uno dei nostri attacchi avvenga contro il vecchio confine”, ha suggerito. – Un altro punto importante nella nostra tattica: le nostre forze aerospaziali hanno finalmente iniziato a lanciare attacchi mirati contro ferrovie, stazioni e treni, con l’aiuto dei quali il nemico porta nuove forze al fronte. Ciò indebolisce seriamente le forze armate ucraine. Il nemico ha già cominciato a evacuare molte imprese industriali da Kharkov e dai suoi dintorni, questo la dice lunga”.

Dandykin ha osservato che, sullo sfondo di evidenti fallimenti al fronte, il nemico utilizza sempre più metodi terroristici, la tattica degli attacchi missilistici a lungo raggio non solo contro i nostri obiettivi militari, ma anche contro i civili.

Avanzata russa

“Recentemente gli americani hanno fornito loro un centinaio di nuovi missili ATACMS e gli europei decine di missili Storm Shadow e SCALP. Ciò significa che il numero di attacchi missilistici contro i nostri obiettivi aumenterà, soprattutto in Crimea. La probabilità di attacchi così vili durante le vacanze di maggio è particolarmente alta, al fine di rovinare l’umore di milioni di russi e cercare di sollevare ancora una volta il morale degli ucraini, che, secondo il Ministero della Difesa russo, hanno già perso più di mezzo milione di militari. Sono sicuro che le nostre difese aeree si stanno preparando con tutte le loro forze per respingere questi attacchi”, ha detto Dandykin.

A suo avviso, ora la carenza di manodopera che si accumula da tempo nelle forze armate ucraine sta cominciando a influenzare chiaramente il corso delle ostilità.

“Il massiccio reclutamento di reclute civili ha portato al fatto che le brigate delle forze armate ucraine da loro composte hanno iniziato ad abbandonare semplicemente le posizioni più importanti, come è avvenuto a Ocheretino e nella stessa Krasnogorovka. I civili, le persone su cui non è stato sparato, si lasciano prendere dal panico quando il nostro esercito inizia a bombardare le loro posizioni con FAB e missili. Da qui l’esodo di massa dei militari ucraini”, ha osservato l’analista. — Alcuni dicono già che “è arrivato il momento opportuno” per lanciare una massiccia offensiva da parte delle forze armate russe. Credo che per ora non sia corretto parlarne; solo il comandante in capo supremo e il capo di stato maggiore del ministero della Difesa russo conoscono i piani esatti. E possiamo solo sperare che questa offensiva inizi davvero presto”.

Vasily Taran,

Fonte: Servizio analitico del Donbass

Trduzione: Sergei Leonov

Lukashenko: gli oppositori fuggitivi preparano un attacco alla Bielorussia con la complicità della NATO

 

Lukashenko: gli oppositori fuggitivi preparano un attacco alla Bielorussia

Il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko ha affermato che gli oppositori fuggiti stanno preparando un attacco alla Repubblica.
All’Assemblea Popolare di tutti i Bielorussi (Vsebelorusskoe Narodnoe Sobranie) ha riferito:
«I nostri fuggitivi hanno lanciato un nuovo appello. I nostri “silenziosi – idioti” hanno chiesto la distruzione della Bielorussia – né più né meno.

Citazione: “La Bielorussia rimane l’ultimo paese in Europa in cui viene applicata la pena di morte. Deve essere distrutta”. Per promuovere un cambio di potere in Bielorussia, sono davvero pronti a fare qualsiasi cosa. Ora stanno correggendo le direzioni principali dello scenario di forza con azioni appropriate. Perfezionano il cosiddetto piano “Peramoga 2.0”. L’accento è posto sull’organizzazione di un “movimento di liberazione nazionale” sul territorio della Bielorussia».

Secondo i suoi dati l’opposizione vorrebbe impadronirsi di una delle regioni bielorusse:
«Almeno per prenderne qualcuna, non so perché abbiano scelto il distretto di Kobrin, lì ne parlano molto. Ma non si trova al confine. Ce ne sono alcuni più vicini ai confini. No, è il distretto di Kobrin. Impossessarsi, dichiarare il potere, rivolgersi alla NATO, far entrare truppe», – ecco i loro piani.


Il capo dello stato ha aggiunto che gli “agitatori del regime” attendono provocazioni armate al confine con l’Ucraina:
«Un raggruppamento significativo dell’esercito ucraino è concentrato nelle immediate vicinanze del confine bielorusso – circa 120mila persone (territoriali e militari), nelle zone di confine è stata attuata una serie di misure per formare un sistema di linee difensive, zone e posizioni, che vengono costantemente perfezionate», – ha osservato.

Secondo la sua opinione, il confine sul lato ucraino è completamente minato, vi sono ricognizioni di ogni tipo h24 dirette contro la Bielorussia, inoltre l’esercito ucraino sistematicamente si permette provocazioni, comprese le violazioni del confine di stato.

A proposito, oggi il capo del KGB bielorusso, Ivan Tertel, ha dichiarato: «Il Comitato per la Sicurezza dello Stato, in collaborazione coi colleghi di altre forze dell’ordine, ha recentemente adottato una serie di stringenti misure di sicurezza che hanno permesso di prevenire attacchi di droni da combattimento dal territorio della Lituania contro obiettivi a Minsk e nei suoi sobborghi».
In base alle sue dichiarazioni, le forze di sicurezza continuano a lavorare in tal direzione, tuttavia, fornire all’opinione pubblica informazioni dettagliate «non è ancora possibile».
In Lituania hanno definito queste informazioni un “nonsenso”:
«Si tratta al 99% di disinformazione, secondo cui la Lituania avrebbe effettuato un attacco con droni sulla Bielorussia. Questo è un nonsenso, altre parole non ne trovo», – ha affermato Gintautas Ciunis, funzionario del dipartimento di comunicazione strategica dell’esercito (lituano ndr.).

Allo stesso tempo Lukashenko, sempre all’Assemblea Popolare di tutti i Bielorussi,  ha dichiarato che il grado di ostilità della NATO nei confronti della Bielorussia sta aumentando:
«Qualsiasi parola o movimento imprudente potrebbe portare ad un aperto scontro armato, fino all’uso di armi nucleari, tutto è pronto per questo», – ha riferito il presidente bielorusso, aggiungendo che Minsk e Mosca, in caso di attacco alla Bielorussia, risponderanno immediatamente con ogni tipo di arma.

Confini Bielorussia Lituania

«Come contenerli? Ecco le armi nucleari. Non volgiamo spaventare nessuno con le armi nucleari. Non stiamo attaccando nessuno. Ma queste conversazioni inutili: “Che succede… [il presidente russo Vladimir] Putin le ha messe [armi nucleari in Bielorussia], e Lukashenko le considererà e pregherà se scoppierà una guerra contro la Bielorussia…”. Riprendetevi! Mi conoscete bene. E là sanno benissimo che, Dio non voglia, se metteranno piede sul territorio della Bielorussia, riceveranno una risposta immediata da parte nostra con qualsiasi tipo di arma. Anche dalla Federazione Russa. Recentemente avete sentito il presidente Putin dichiarare che un attacco alla Bielorussia sarà considerato come un attacco alla Federazione Russa. Pertanto, oggi siamo determinati al 100% a resistere a qualsiasi aggressore e a infliggergli un danno inaccettabile», – ha assicurato il leader bielorusso.

Durante il suo discorso Lukashenko ha inoltre spiegato perché la NATO dichiara con insistenza, su incitamento degli Stati Uniti, la necessità di un’intensa militarizzazione dell’Europa, in modo particolare l’accento è posto sullo sviluppo del suo potenziale offensivo d’attacco:
«Il popolo si pone sempre la domanda: ma cosa vogliono questi occidentali e americani? Lo ripeto ancora una volta: vogliono semplicemente che la Russia entri in guerra, per strapparla dall’alleanza che sta tracciando con la Cina. Questa unione non esiste ancora, ma sta emergendo. Le circostanze si sono sviluppate in modo tale che Russia e Cina debbano stare insieme. Gli americani lo hanno capito: devono creare un cuneo. Pertanto, 60 miliardi di dollari [di aiuti americani all’Ucraina] per loro non sono soldi: combattetevi, uccidetevi l’un l’altro».

Allo stesso tempo, bisogna tenere conto di un altro punto – ha aggiunto il presidente: «Per gli americani, Cina e Russia non sono ancora tutti avversari e nemici. Per l’America (lo abbiamo capito ai tempi del [presidente americano Donald] Trump) un rivale molto serio è rappresentato dalla stessa Europa, l’Unione Europea. Soprattutto dal momento che l’Europa ha osato, si è fatta insolente e ha introdotto l’euro come alternativa al dollaro. Questa è una valuta forte. Agli americani non servano né avversari né concorrenti».

Ecco perché, secondo Lukashenko, gli Stati Uniti stanno cercando di “caricare” l’Unione Europea con la guerra in Ucraina: per la militarizzazione vengono spese enormi somme di denaro, mentre i cittadini dei paesi dell’UE verranno mandati al fronte e là morire.

«Gli americani vogliono prendere diversi piccioni con una fava: indebolire la Russia, sovraccaricare l’Europa e indebolirla a sua volta. E là, nell’Oceano Pacifico, affrontare faccia a faccia la Cina, coinvolgendo in questa lotta soprattutto l’India (l’Inghilterra è già lì), l’Australia, se Dio vuole, l’Ucraina e la Corea del Sud», – ha concluso.

Nell’ordine del giorno dell’Assemblea Popolare di tutti i Bielorussi c’era l’approvazione dei due più importanti documenti di pianificazione strategica: il “Concetto di Sicurezza Nazionale” aggiornato e la “Dottrina Militare della Bielorussia”. Entrambi i documenti sono stati approvati all’unanimità dai delegati.

Secondo la “Dottrina” non è prevista una revisione radicale della politica militare dello Stato, che rimane di carattere difensivo. Il documento, in particolare, afferma che la Bielorussia è un Paese amante della pace e non minaccia nessuno. Inoltre è importante che ora contenga una disposizione secondo la quale Minsk è pronta a fungere da piattaforma per la risoluzione pacifica dei conflitti e l’avvio di un dialogo globale sulla sicurezza.

Tra le principali minacce alla “Sicurezza Nazionale” ci sono le violazioni dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’ordine costituzionale, le sanzioni, l’ingerenza esterna negli affari interni e l’imposizione di un corso politico alla Repubblica che non risponda ai suoi interessi.

Nel “Concetto” viene mostrato come il potenziale militare della Bielorussia sia sufficiente per svolgere i compiti di difesa armata della Repubblica. Allo stesso tempo, il documento prevede il rafforzamento della sicurezza collettiva con gli stati alleati, in primo luogo con la Federazione Russa e i membri della CSTO (Collective Security Treaty Organization ndr.), l’espansione dell’interazione con gli stati membri della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti ndr.) e la partecipazione alle attività della SCO (Shanghai Cooperation Organization ndr.).

Fonte: https://www.stoletie.ru/lenta/lukashenko_beglyje_oppozicionery_gotovat_napadenije_na_belorussiju_732.htm

Traduzione di Eliseo Bertolasi

Attacco russo colpisce un treno ucraino con armi ed equipaggiamenti bellici occidentali appena consegnati


Attacco russo colpisce un treno ucraino con armi ed equipaggiamenti bellici occidentali

Questa settimana, il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha promesso di aumentare l’intensità degli attacchi contro le retrovie militari ucraine.
L’aviazione tattica, le truppe missilistiche e l’artiglieria delle forze armate russe hanno attaccato un convoglio ferroviario con armi ed equipaggiamento militare occidentali vicino al villaggio di Udachnoye, a nord-ovest della capitale della Repubblica popolare di Donetsk.

Il treno è stato colpito, così come il personale della 67a brigata meccanizzata delle Forze armate ucraine, in un’altra stazione ferroviaria, vicino alla città di Balakleya, nella provincia di Kharkiv, riferisce il Ministero della Difesa russo . Il fuoco delle truppe russe ha colpito anche personale militare e materiale bellico ucraino in 112 zone diverse.

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha promesso martedì in una riunione ministeriale che l’intensità degli attacchi contro i centri logistici delle forze armate ucraine e le basi di deposito di armi occidentali aumenterà.

Un duro colpo agli obiettivi in ​​Ucraina: colpite le capacità energetiche
Nel frattempo le forze russe hanno inferto un duro colpo alle infrastrutture energetiche in ​​Ucraina
Nella notte del 27 aprile, l’esercito russo ha lanciato massicci attacchi missilistici contro obiettivi in ​​Ucraina.

Sono state colpite le infrastrutture energetiche nelle regioni di Dnepropetrovsk, Ivano-Frankivsk e Lvov.

In particolare sono state colpite quattro centrali termoelettriche DTEK, le apparecchiature sono state gravemente danneggiate, riferisce il Ministero dell’Energia dell’Ucraina.
Nota. La giunta di Kiev continua a chiedere nuove armi agli Stati Uniti ed all’Europa per prolungare la guerra, indifferente alle sofferenze della popolazione civile. L’Amministrazione Biden si preoccupa di mantenere l’Ucraina in guerra fino alle elezioni di Novembre per evitare di rispondere di una sconfitta umiliante.
Milioni di Ucraini sono fuggiti dal paese e le autorità inseguono i renitenti alla leva per ottenere nuova “carne da cannone”, questo l’obiettivo di Zelenskij e della giunta di Kiev.

Fonte: RT Actualidad

Traduzione e nota: Luciano Lago

L’ipocrisia dei Democratici: si fa credere di punire i colossi economici per poi invece creare corridoi preferenziali ad alcuni di loro (sponsor)

 

L’ipocrisia dei Democratici con la ricchezza: colpire tutti per favorire gli amici

Il classico giochetto di tutte le sinistre: tasse che affossano tutti, sussidi per favorire i soliti ricchissimi amici, in barba a competitività ed equità

È già stato ampiamente detto in tempi non sospetti, ma occorre rimarcare di nuovo l’ipocrisia della presidenza Biden nei confronti della ricchezza e delle cosiddette big corporations. L’attuale amministrazione vorrebbe proseguire nell’intento di colpire le grandi imprese, dopo aver al contempo aumentato i sussidi federali rivolti proprio a una parte di loro. Con l’effetto deleterio di punire il sistema imprenditoriale sia aumentando gli oneri fiscali, sia distorcendo ulteriormente il mercato favorendone alcuni attori piuttosto che altri.

È la classica giravolta economica del Partito Democratico: impugnare il bastone contro la ricchezza in astratto (in funzione puramente elettorale), ma porgere la carota ai propri ricchissimi e arcinoti amici nel mondo delle grandi imprese. Un approccio punitivo che colpisce il resto dei business, ma che nasconde una generosa elargizione di risorse dei contribuenti ai miliardari a loro più vicini.

Tasse e sussidi

Nell’anno conclusivo di questo mandato presidenziale, per cercare di ridurre il deficit e rendere più equo il sistema tributario, l’amministrazione Dem prevede di aumentare di nuovo la corporate tax, dopo aver inspiegabilmente incrementato le corporate tax expenditures, ovvero le agevolazioni fiscali. Queste ultime sarebbero aumentate annualmente del 92 per cento (da 109 a 209 miliardi di dollari), come riporta Chris Edwards del think tank libertario CATO Institute.

Utilizzando le parole di Edwards, questi “non sono tagli fiscali trasversali volti a semplificare il sistema, ma al contrario sono un complesso di scappatoie fiscali (loopholes) e trattamenti speciali rivolti a settori privilegiati”. Non si tratta perciò di una riforma fiscale “across-the-board”, storicamente vituperata dalla sinistra e promossa dai Repubblicani (ad eccezione dei tagli di Kennedy), e di cui beneficiano tutti trasversalmente, come accaduto con i tagli fiscali del 2001 e del 2003 attuati da George W. Bush e quello reso esecutivo da Donald Trump nel 2017.

Per tornare alle agevolazioni, sia nell’Infrastructure Investment and Jobs Act del 2021 che nell’Inflation Reduction Act del 2022, il governo federale ha aumentato i sussidi federali rispettivamente di 548 miliardi di dollari e di 868 miliardi di dollari. I sostanziali beneficiari di questo flusso di denaro pubblico sono per la gran parte big corporations del mondo dell’energia, in particolare delle rinnovabili, tra le più vicine agli interessi strategici del Partito Democratico. Nei pochi ambienti rimasti del conservatorismo fiscale si è giustamente parlato di “Niagara Falls of subsidies flooding from Washington to the president’s favored industries”.

L’ipocrisia dei Democratici

A fronte di un’evidente ipocrisia ideologica per cui si fa credere di punire i colossi economici per poi invece creare corridoi preferenziali ad alcuni di loro, si aggiunge anche una forte discrepanza fra intenti e risultati. Joe Biden e i Democratici vogliono rendere più equo il sistema fiscale americano aumentando le distorsive tax expenditures che, si è dimostrato, riducono proprio il grado di equità del sistema tributario, in quanto sono i soggetti più ricchi a beneficiarne in maggior misura a discapito degli altri, creando un clima di favoritismo.

Lo stratagemma è ovviamente già noto e non dice nulla di nuovo rispetto all’incoerenza retorica dei progressisti, ma è utile ricordare il modus operandi dei Democratici proprio a coloro che vedono nel Partito dell’Asinello l’agente politico capace di placare quella che per il mondo progressista è l’inaccettabile presenza della disuguaglianza nella realtà americana.

È bene ribadire la singolarità di un approccio di questo tipo, per distinguerlo dalle posizioni fiscali degli avversari Repubblicani. Ad onor del vero, la prassi consolidata di introdurre furbamente nei propri programmi corridoi preferenziali per favorire partner o finanziatori caratterizza l’intera classe politica, senza grandi distinzioni fra uno schieramento e l’altro. Allo stesso modo, con questa analisi non si vuole presentare un quadro politico che dipinga i Repubblicani come esenti da sbagli e occasioni perdute in materia fiscale o di spesa, quando sono loro a detenere il potere.

Semmai, si è cercato di mettere in luce quanto spesso i Democratici riescano a provocare gravi danni collaterali a fronte di una retorica meschina. Affossano tutti nel tentativo di affossare pochi, con aumenti fiscali punitivi, rivelandosi invece i veri maestri del corporate welfare per i propri amici, in barba alla competitività e all’equità. A pagarne il prezzo sono sempre gli altri, compresi gli stessi elettori convinti di votare per qualcuno che non sta dalla parte dei ricchi.

la strategia narrativa neoliberale, di matrice angloamericana, riduce tutti gli avversari a totalitarismi

 

Il paradosso del totalitarismo

di Andrea Zhok - 26/04/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-paradosso-del-totalitarismo

Il paradosso del totalitarismo

Fonte: Andrea Zhok

Da tempo la strategia narrativa neoliberale, di matrice angloamericana, passa attraverso due mosse:
1) il tentativo di definire il mondo liberale come l’unico mondo possibile, per cui, nel lungo periodo non c’è alternativa (da Fukuyama alla Thatcher), e
2) il tentativo di sussumere tutte le forme di vita, tutte le organizzazioni politiche e tutti gli impianti culturali che pretendono di non ridursi al paradigma liberale come “illiberali-e-dunque-totalitari”.
Finiscono così nel calderone degli “illiberali-e-dunque-totalitari” ogni religione che pretenda di essere più che fatto privato (es.: l’Islam), tutti i paesi che pretendono di mantenere sovranità senza genuflettersi all’impero americano (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord ma poi anche, a seconda di come girano i governi, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Ungheria, Serbia, Sudafrica, ecc.), e poi tutte le ideologie che hanno storicamente rigettato l’impianto liberale (socialismo/comunismo in primis, conservatorismi pre-liberali dove esistono, e nella modesta misura in cui hanno elaborato una teoria, i fascismi tra le due guerre).
Naturalmente gli elementi che compaiono in questo calderone presentano, a chi voglia prendersi la briga di guardarli da vicino, una miriade di soluzioni politiche, istituzionali e culturali diverse, ma questo per la narrazione neoliberale è irrilevante: su di essi ricade la scomunica dell’“illiberalità-e-dunque-totalitarismo”.
Ci si ritrova così con il seguente quadro, altamente ironico, per cui il liberalismo, l’unica ideologia che si pretende l’ultima e definitiva verità della storia, da estendersi in forma planetaria, denuncia tutte le altre culture e soluzioni politiche della storia come “totalitarie”. In sostanza l’unica cultura che oggi ha pretese realisticamente totalitarie denuncia tutti gli altri come totalitari.
E siccome in una visione totalitaria, ciò che appartiene alla propria ortodossia è per definizione il Bene, le società liberali (oggi neoliberali) riescono con perfetta serenità e buona coscienza a prodursi in spettacolari doppiopesismi, in un profluvio di doppi standard, perché i nostri delitti sono errori contingenti, i vostri ignobili abiezioni, i nostri massacri sono danni collaterali, i vostri espressione di malvagità innata, le nostre proteste interne sono tafferugli di minoranze ingrate, le vostre sono manifestazione popolare di un anelito alla libertà, ecc. ecc.
La denuncia neoliberale di “tutti i totalitarismi” è la perfetta esemplificazione del proverbiale bue che dà del cornuto all’asino.


La Russia sequestra 440 milioni di dollari da JPMorgan. Prime reazioni al furto degli USA nei confronti dei russi

 Jp Morgan Bank - Homecare24

La Russia sequestra 440 milioni di dollari da JPMorgan

JPMorgan ha affermato di aver subito “un danno certo e irreparabile” , esposta a una perdita di quasi mezzo miliardo di dollari, solo per aver rispettato le sanzioni statunitensi.

Sequestro di attivi finanoizari? ? A quel gioco si può giocare in due…

Pochi giorni dopo che Washington ha votato per autorizzare il REPO Act – aprendo la strada alla confisca da parte dell’amministrazione Biden di miliardi di beni sovrani russi depositati nelle banche statunitensi – sembra che Mosca abbia un proprio piano (chiamiamolo REVERSE REPO Act) come un Il tribunale russo ha ordinato il sequestro di 440 milioni di dollari a JPMorgan .

rdine di sequestro fa seguito all’avvio di un’azione legale da parte della banca gestita dal Cremlino, VTB, contro la più grande banca statunitense per recuperare i soldi bloccati sotto il regime di sanzioni di Washington .

Come riporta il FT, l’ordinanza, pubblicata mercoledì nel registro del tribunale russo, prende di mira i fondi presenti nei conti di JPMorgan e le azioni delle sue filiali russe, secondo la sentenza emessa dal tribunale arbitrale di San Pietroburgo.

I beni sono stati congelati dalle autorità in seguito alle sanzioni occidentali , il che evidenzia alcune delle ricadute che le aziende occidentali avvertono a causa delle misure punitive contro Mosca.

Nello specifico, il FT rileva che la controversia riguarda 439 milioni di dollari di fondi che VTB deteneva su un conto JPMorgan negli Stati Uniti.

Quando Washington ha imposto sanzioni alla banca gestita dal Cremlino, JPMorgan ha dovuto spostare i fondi su un conto di deposito a garanzia separato. Sotto il regime delle sanzioni statunitensi, né VTB né JPMorgan possono accedere ai fondi.

In risposta, la scorsa settimana VTB ha intentato una causa contro il gruppo con sede a New York per convincere le autorità russe a congelare l’importo equivalente in Russia, avvertendo che JPMorgan stava cercando di lasciare la Russia e si sarebbe rifiutata di pagare qualsiasi risarcimento.

Il giorno successivo, JPMorgan ha intentato una causa contro l’istituto di credito russo presso un tribunale statunitense per impedire il sequestro dei suoi beni, sostenendo che non aveva modo di recuperare i fondi statunitensi bloccati di VTB per compensare le proprie potenziali perdite derivanti dalla causa russa.

Nella decisione di ieri si è schierato dalla parte di VTB, ordinando il sequestro dei fondi sui conti russi di JPMorgan e dei “beni mobili e immobili”, compresa la sua partecipazione in una filiale russa.

JPMorgan ha affermato di aver subito “un danno certo e irreparabile” , esposta a una perdita di quasi mezzo miliardo di dollari, solo per aver rispettato le sanzioni statunitensi.

L’ordine è stato l’ultimo esempio di come le banche americane siano rimaste intrappolate tra le richieste dei regimi di sanzioni occidentali e gli interessi esteri . L’estate scorsa, un tribunale russo ha congelato beni di proprietà di Goldman per un valore di circa 36 milioni di dollari a seguito di una causa intentata dalla banca statale Otkritie. Pochi mesi dopo la corte stabilì che la banca d’investimento di Wall Street doveva versare i fondi a Otkritie.

Il botta e risposta continua.

L’ultima guerra: quella economica, per rubare i soldi ai russi depositati nelle banche occidentali

 

Gli americani non ci stanno a perdere la guerra in Ucraina. Sanno benissimo che la recente iniezione di soldi e di armi servirà solo a prolungare l’agonia di Zelensky, ma che comunque l’esito della guerra è segnato. Putin non restituirà mai quello che si è preso, lo ritiene roba sua, ed è disposto ad usare armi nucleari per difenderlo.

Quindi, cosa resta agli americani per cercare di dargli fastidio? L’ultima trovata è stata quella di rubargli i capitali russi depositati – e attualmente congelati - nelle banche americane. La scorsa settimana il congresso USA ha approvato una legge che permette al governo di appropriarsi degli oltre 6 miliardi di dollari russi che sono attualmente congelati nelle banche americane, per darli agli Ucraini. (Ci sono poi altri 300 miliardi di dollari di capitali russi depositati – e congelati – nelle banche europee, soprattutto Francia, Belgio e Germania, che attendono di conoscere la loro sorte).

La legge approvata dal congresso americano si chiama REPO Act, che rappresenta un astuto gioco di parole: tecnicamente, le iniziali stanno per Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity (for Ukrainians), ma il termine americano “repo” è lo slang usato per “repossession”, e si usa quando la banca ti toglie la casa (o la macchina) perchè non hai pagato le rate del mutuo.

 

Si cerca quindi di ammantare di legalità un gesto che di legale non ha nulla, e che equivale in tutto e per tutto ad un furto di stato.

In USA la legge è passata alla camera con una maggioranza schiacciante: 360 voti a favore, e 58 contro. Fra le poche voci contrarie quella di Rand Paul, senatore libertarian, che l’ha definita “un atto di guerra economica che potrebbe avere conseguenze devastanti per gli Stati Uniti.”

Anche Dimitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha detto che una mossa del genere “rappresenterebbe la distruzione delle fondamenta stesse del sistema economico globale”, e che “la Russia potrebbe ridurre al minimo le relazioni diplomatiche con Washington”.

Se c’è una lezione da trarre da questa situazione, è che gli americani invocano le leggi e il diritto internazionale solo quando gli fanno comodo, ma sono pronti a calpestarli tranquillamente – con la complicità di tutti i media schierati a loro favore – se invece gli torna comodo ignorarli.

Niente male, per i famosi “esportatori di democrazia”.

Massimo Mazzucco

Secondo uno studio, una sostanza contenuta nei vaccini mRNA può “accelerare tumori e metastasi”

 Informazioni vaccino COVID-19

Secondo uno studio, una sostanza contenuta nei vaccini mRNA può “accelerare tumori e metastasi”

26 Aprile 2024

https://www.lindipendente.online/2024/04/26/secondo-uno-studio-una-sostanza-contenuta-nei-vaccini-mrna-puo-accelerare-tumori-e-metastasi/

 

Da una parte c’era l’emergenza Covid, l’esigenza di produrre rapidamente farmaci capaci di prevenire il ricovero e la necessità di inserire una sostanza che proteggesse l’RNA messaggero rendendolo riconoscibile per il nostro organismo. Dall’altra, il fatto che aggiungere tale sostanza potrebbe sopprimere alcune risposte immunitarie e potenzialmente «stimolare la crescita e la metastasi» di alcuni tipi di cancro già presenti nel ricevente, oltre al fatto che «prove crescenti» indicano che tali prodotti non inducono «un’immunità sterilizzante» lasciando le persone «vulnerabili ad infezioni ricorrenti»: è quanto emerge da una nuova analisi della letteratura già sottoposta a revisione paritaria che verrà inserita nel primo volume di maggio dell’International Journal of Biological Macromolecules. Secondo gli autori, una sostanza utilizzata all’interno dei vaccini ad mRNA – tra cui anche in quelli anti-Covid – potrebbe predisporre alcuni pazienti alla progressione del cancro e persino portare a scenari dove i rischi superano i benefici. Per questo, secondo i ricercatori, sarebbe «urgente condurre ulteriori ricerche sperimentali» ed evitare «studi clinici che utilizzino vaccini modificati al 100%» con tale sostanza.

La sostanza in questione si chiama N1-meti-pseudouridina (m1Ψ), ovvero un composto capace di impedire che l’organismo lo identifichi come “esterno” e che lo degradi attraverso gli enzimi. Come descritto dai ricercatori infatti, la pseudouridina a è un’alterazione dell’RNA ampiamente conosciuta che può essere utilizzata per sostituire l’uridina – il nucleoside dell’uracile che costituisce uno dei “tasselli” che compongono l’RNA – evitando la degradazione della nucleasi e inducendo un’immunogenicità naturale paragonabile a quella a quella sperimentata durante l’infezione. È stato infatti dimostrato che utilizzare m1Ψ «aumenta la stabilità dell’RNA», lo aiuta ad «evitare le risposte immunitarie innate» e migliora inoltre l’efficienza traslazionale riducendo «la citotossicità dell’mRNA modificato somministrato per via intramuscolare o attraverso la pelle».

Tuttavia, secondo l’analisi – la quale attualmente è disponibile solamente in preview online ma che la redazione de L’Indipendente ha potuto leggere e analizzare in forma completa – evitare il rilevamento immunitario dell’mRNA aggiungendo la pseudouridina «potrebbe indurre una soppressione immunitaria che potrebbe favorire la riattivazione di infezioni batteriche, virali o fungine quiescienti», oltre che a «consentire la moltiplicazione sfrenata delle cellule tumorali». «Gli ideatori dei vaccini a mRNA contro SARS-CoV-2 hanno enfatizzato solo gli aspetti positivi legati all’aggiunta di m1Ψ», aggiungono gli autori, spiegando che i vaccini modificati con pseudouridina hanno suscitato un’attivazione di citochine prodotte da cellule dendritiche inferiore rispetto ai prodotti non modificati con tale composto. In particolare, è stato rilevato che maggiore era la percentuale di modifica con m1Ψ, minore era la produzione di alcune classi di interferoni di tipo I (IFN-I), ovvero una particolare classe di proteine con funzioni immunitarie e regolatorie. Inoltre, secondo l’analisi esistono ricerche che forniscono «prove indirette che dimostrano che i vaccini con l’mRNA modificato compromettono la sintesi di IFN-I e influenzano negativamente la sopravvivenza nel modello» di un particolare tipo di melanoma.

Per quanto riguarda nello specifico i vaccini anti-Covid invece, anche se l’assunzione di tali prodotti ha indotto «immunità cellulare e umorale» contro il virus, in alcuni casi questa «è diminuita» a sei mesi riducendo al contempo alcuni livelli di interferoni di tipo I, «promuovendo così la crescita e le metastasi del cancro». I prodotti modificati con m1Ψ poi, risulterebbero «un’arma a doppio taglio» perché, mentre prevengono la degradazione dell’mRNA e la sintesi della proteina spike, pongono una «sfida maggiore» al il sistema immunitario nel preparare «un’adeguata azione antitumorale». Infine, a tutto questo va inoltre aggiunto il fatto che la traduzione dell’mRNA potrebbe risultare imperfetta e portare alla sintesi di proteine diverse dalla spike, la quale in tutti i casi potrebbe essere prodotta per un tempo più lungo rispetto a quanto previsto (fino a 187 giorni).

Gli autori hanno concluso evidenziando che in alcune ricerche è stato riscontrato che l’aggiunta della pseudoridina al 100% «ha stimolato la crescita e la metastasi del cancro», fenomeno quindi tutt’altro che impossibile e che porta all’esigenza di effettuare «ulteriori ricerche sperimentali per confermare questi risultati in altri modelli di cancro» rispetto a quelli già osservati. Inoltre, i ricercatori hanno scritto che, «fino a quando non sarà dimostrato che i vaccini mRNA non promuovono lo sviluppo del cancro, non dovrebbero essere condotti studi clinici che utilizzino vaccini mRNA modificati al 100% con m1Ψ», ovvero modificati in maniera simile ai vaccini anti-Covid. Infine, le inoculazioni dopo la terza dose risultano caratterizzate da un «rischio che supera i benefici, soprattutto per gli anziani e i soggetti immunocompromessi, per cui le autorità sanitarie dovrebbero rivalutare la reale utilità di continuare a somministrare richiami».

L’Indipendente ha chiesto inoltre un commento a Giovanni Frajese – endocrinologo e professore presso l’Università del Foro Italico di Roma – il quale ha letto integralmente il documento e ha dichiarato: «Si tratta di una ricerca molto importante che ci mostra quanto poco siano stati studiati questi prodotti. Viene trattato in particolare l’uso della pseudouridina che, nonostante abbia fruttato il premio Nobel a coloro che l’hanno trattata, dall’altra crea problemi che solo adesso si iniziano a comprendere, tra cui la persistenza della spike nell’organismo e la perdita di efficacia dell’interferone, fondamentale per le patologie tumorali. Tutto ciò mi ricorda quando 3 anni fa al Senato lanciai l’allarme sull’assenza di test su genotossicità e cancerogenicità e adesso si vede che esistono delle possibili interazioni. Nell’articolo c’è inoltre la richiesta di non usare basi modificate al 100% in futuro come invece è stato fatto per quelli che sono stati inoculati fino ad adesso. Si rimane sbigottiti sia davanti a questa raccomandazione, sia al fatto di non menzionare chiaramente e direttamente che questa sostanza è stata iniettata a miliardi di persone. Emerge un quadro che fa stare tutt’altro che tranquilli».

[di Roberto Demaio]